Orari di apertura: Lun-Sab: 09 - 12.30 a.m. 15 – 19 p.m. Dom. 09 - 12.30 am

Via Don S. Raffi, 30

43041 Bedonia PR

Setterone

Setterone

Setterone Bedonia PR
Parrocchia Beata Vergine delle Grazie

Parroco: Don Ferdinando Cherubin
Tel. Cellulare: 329.7893026
Indirizzo e-mail: nando55@libero.it
Abitazione: Tarsogno


Un po’ di Storia

…La storia di Setterone è simile a quella dei Paesi vicini che hanno visto molti dei loro abitanti uniti nello stesso destino di emigrati.

Già nel 1804, Antonio Boccia scrive nel suo Viaggio ai monti di Parma:

“Da Alpe andando al sud-ovest un miglio e mezzo per istrade perfidissime e poco frequentate si trova Strepeto che ha 154 abitanti. Il suo territorio è 1ungo quattro miglia, e largo due, ed ha per limitrofi all’est Alpe, al nord la Chiesiola, all’ovest la Selva della Penna, e al sud una lingua di territorio ligure che si inoltra sulla sinistra del Taro chiamata Zoncarezzo… Strepeto… nel verno è abbandonato da quasi tutti gli abitanti, comprese le donne e le fanciulle…”.

Il movimento migratorio vero e proprio è iniziato però un centinaio d’anni fa.

Se gli emigrati di Strepeto hanno cercato fortuna in varie città d’Italia, quelli di Setterone si sono diretti soprattutto verso la Gran Bretagna, dove hanno saputo farsi apprezzare come gelatieri. Oggi molti di loro sono tornati a casa definitivamente, a godersi l’età della pensione; gli altri rientrano ogni anno per un periodo più o meno lungo di vacanza.

L’appuntamento per il rientro degli emigrati di Setterone è fissato per il 13 dicembre, festa di S. Lucia, che essi considerano un pò come loro patrona; in genere il soggiorno si protrae per tutta la durata delle festività natalizie.

La fervida devozione dei Setteronesi, emigrati e non, è testimoniata dalle numerose statue di Santi presenti all’interno della chiesa: Santa Lucia, la Madonna delle Grazie, titolare della chiesa, l’Immacolata Concezione, Santa Rita, la Madonna Addolorata, Sant’Antonio abate con la pecora, S. Giuseppe, la Madonna del Voto, Sant’Antonio da Padova, S. Biagio, S. Fermo, S. Luigi, S. Rocco ed altre più piccole, venerate con la dovuta solennità nel giorno della loro festa.

Anche a Strepeto sono onorati gli stessi Santi con non minore fervore: pare, anzi, che tra i due paesi si ingaggi ogni volta una sorta di “gara” nell’organizzare al meglio la festa del Santo, specialmente la Madonna del Carmine (3a domenica di luglio), S. Rocco e S. Biagio.

La storia dei due paesi è strettamente collegata a quella delle rispettive chiese: in esse è o è stato fortemente presente il riflesso della vita quotidiana dei parrocchiani, come dimostrano i fatti.

Visitando la chiesa di Setterone, risalente al XVIII secolo e dedicata alla Madonna delle Grazie, ci si stupisce di trovarvi ben due statue di S. Fermo.

La spiegazione “ufficiale” è che, essendo la prima troppo pesante per essere portata in processione, ne sia stata acquistata una seconda più leggera. In realtà la minima differenza di peso non appare tale da giustificare la presenza di una nuova statua.

Il vero motivo della coesistenza dei due simulacri sembra risalire a una disputa tra due famiglie del paese, relative a una questione di confini campestri: la famiglia che riuscì a dimostrare la propria ragione impose all’altra di comprare una nuova statua di S. Fermo come risarcimento dei danni arrecati; curioso modo di “pagare pegno”.

Dalla relazione su Strepeto del Vicario di Bedonia D. Stefano Raffi (riproposta da Don Domenico Ponzini sull’Araldo del novembre 1995, pp. 22-23), si apprende che attorno al 1830 erano visibili nel presbiterio della chiesa, costruita intorno al 1670 e intitolata a Santa Maria del Carmine, due ritratti raffiguranti altrettanti capifamiglia del paese sotto le spoglie l’uno dell’imperatore Nerone, l’altro di Vespasiano.

Il fatto che dei due imperatori il primo sia famoso per la sua crudeltà e il secondo per aver istituito le pubbliche latrine, la diceva lunga sui maltrattamenti che il vendicativo pittore aveva dovuto subire dai due parrocchiani.

Tutto sommato negli abitanti dei due paesi, che fino a qualche decennio fa erano l’uno per l’altro punto di confronto, è rimasto vivo l’amor patrio, che li spinge a far ritorno al luogo di origine e a ravvivarlo con la loro presenza non appena la sosta dal lavoro lo consenta.