Scopolo Bedonia PR
Parrocchia Santa Giustina Vergine e Martire
Parroco Don Bruno Cardinali
Tel. Cellulare 339.1632457
Indirizzo e-mail donbrunocardinali@gmail.com
Festa Patronale
Orario Celebrazioni
Oratorio San Giovanni Bosco – Pilati
Cronaca di un tempo
“Nel giorno 19 Maggio 1883 questa Parrocchia di Scopolo restò vacante colla morte di D. Giuseppe Rossi sino dall’anno 1834 Parroco di detta Parrocchia, S.E. Giovanni Battista Scalabrini, Vescovo della Diocesi, trovandosi a Bedonia volle, di ritorno a Piacenza, favorire questi parrocchiani di Scopolo della sua Messa nella festa dell’Apostolo S. Pietro. Fu in tale occasione ch’ebbe a conoscere la necessità di una nuova Chiesa a Scopolo e con insistenza ne parlasse poi allo scrivente allorché nel luglio dell’anno stesso da Monastero Valtolla, in cui da quasi tre anni era Parroco, portossi a Piacenza a far domanda di concorso per Scopolo. Che a Scopolo vi fosse necessaria una nuova Chiesa tutti i parrocchiani n’erano persuasi già da anni, e n’era convinto lo stesso Parroco Rossi D. Giuseppe, e solo la sua tarda età fu causa che non si effettuasse prima un tal progetto.
Venuto impertanto nel Settembre 1883 lo scrivente da Monastero Valtolla a Scopolo in qualità di novello Parroco, persuaso all’evidenza della necessità di una nuova Chiesa e trovati i Scopolesi ben disposti, si venne nella decisione di dar principio al più presto possibile. Circa la metà dell’anno 1884 dal Consiglio di quest’Opera P.le venne invitato a Scopolo il Perito Mazzocchi Andrea nativo di Scopolo, in cui tiene ancora i beni paterni e materni, il quale in più occasioni aveva manifestato il desiderio di concorrere per sua parte all’opera della nuova Chiesa; ad esso impertanto, siccome capace, venne data incombenza di prepararne il tipo e la perizia.
Il Perito Mazzocchi ben volentieri ne accettò il lavoro, che anzi si offerse a fare il tutto gratuitamente, senza retribuzione di sorta. Il Consiglio di quest’Opera P.le nella sua prima riunione ordinaria dell’anno 1885 prese delibera della nuova Chiesa, ordinando l’atterramento della vecchia per dar luogo alla nuova.
Siccome non v’erano in cassa fondi necessari, ordinò di scegliere una comissione fra i suoi membri col mandato di fare il giro della Parrocchia, e ricevere la sottoscrizione delle offerte delle singole famiglie, le quali si obbligassero anche per il trasporto dei materiali necessarii.
La commissione restò così eletta: D. Antonio Chiappa, Armanini Angelo, e Dallanegra Cristoforo. Detta comissione colla massima premura fece il giro della Parrocchia, e trovò quasi tutte le famiglie pronte per la loro offerta in denaro, come anche pronte per il trasporto dei materiali. La sottoscrizione impertanto dei parrocchiani eseguita per mezzo dell’accennata commissione è la seguente: … (segue l’elenco della sottoscrizione suddivisa secondo le varie frazioni: Violoni, Pilati, Manoli, Zucone, Rocca, Franchi, Sorgenti, Chiesa, Ferrà e Tosi, Galli, Gravani, Pizzè, Ponticeno sopra; sono infine indicate le offerte “dei Scopolesi residenti fuori di Parrocchia” e quelle di forestieri) … La somma adunque delle offerte inscritte dai parrocchiani residenti in Scopolo fu di L. 6003,00; alle quali vi unisco le offerte dei Scopolesi domiciliati fuori di Parrocchia, le quali sommano a L. 2765,00 con L. 55,00 dono di forastieri, abbiamo la somma di L. 8823,00, aggiuntovi finalmente il fondo di cassa di quest’Opera P.le col 1° Gennaio 1883 di L. 3883,53 abbiamo la somma totale di L. 12706,53.
Avvertendo che dette somme vennero dai sottoscritti sborsate non subito all’atto della loro sottoscrizione, ma in seguito, massime nell’anno 1886, esaurendosi prima il fondo di cassa di quest’Opera P.le, nel mese di febbraio 1885, e nei successivi, dagli uomini s’incominciò a preparare la legna per le due fornaci necessarie ai lavori del primo anno, e le donne ed i ragazzi a portar arrena dal torrente Ceno. E da tutti si lavorava con grande amore e trasporto. La buca della fornace venne fatta nel fondo del Parroco, detto la Noce del matto, nella quale località ne vennero cotte 3, due cioè nell’anno 1885, e l’altra nella primavera del 1886.
La legna quasi per la metà venne donata dal parrocchiano Mazzocchi Alessandro, che teneva un boschetto di cerri da scalvo, confinante detto fondo con quello del Parroco, ed il rimanente venne donata dagli abitanti delle ville di Scopolo, avventi piante in prossimità all’accennata fornace.
Circa la metà del Marzo 1885 vennero dalla popolazione tagliati un centinaio di faggi di alto fusto e scielti per asse e travetti necessarii alla nuova Chiesa, tutti donati dalle diverse famiglie delle ville di Scopolo.
Due albere, od alberelle, di altissimo fusto, le donò Rolleri Giuseppe (Meghetto), una terza la donò la Ratti Nunziata (Severa), tutte poste sotto la fontana della villa Franchi; una pianta castagno donò presso la villa Violoni la Mazzocchi Maria (cicco), un’altra nei Garletti, o castagnò, i fratelli muratori Chiappa Giuseppe ed Andrea dei Pilati, in fine un terzo castagno di alto e sano fusto nei Canavè, donò il Chiappa Carlo, padre dell’attuale Parroco.
Per il lavoro di dette piante eseguito dai segantini nella primavera 1885, venne sborsato ai medesimi L. 347,80. Nella Domenica di Pasqua il Perito Mazzocchi Andrea fu a Scopolo, e presentò il suo tipo e perizia della nuova Chiesa al Consiglio di quest’Opera P.le, la quale unanime accettò.
Si convenne adunque di atterare dalle fondamenta la vecchia, sgomberarne il materiale e sull’area della medesima, in dimensione piu’ ampia erigere la nuova Chiesa.
E siccome in facciata diveniva angusto lo spazio per il sagrato, si decise di atterrare la casa di Chiappa Giovanni (Drià), quella di Chiappa Lazzaro fratello, con quella di Armanini Angelo, che si trovava in prossimità della stessa, dietro al prezzo da convenirsi, e così dar sfogo alla pubblica strada, come anche alla nuova Chiesa; come si può vedere dalla pianta della vecchia Chiesa fatta da detto Perito Mazzocchi.
In tale occasione, il consiglio dell’Opera di comune accordo col Perito Mazzocchi, si decise da far eseguire i lavori a giornata. Il Perito Mazzocchi si esibì a prestarsi gratuitamente in tutto ciò che fosse di mestieri da parte sua non solo nell’impianto della nuova, ma anche nell’esecuzione dei medesimi lavori.
Venne anche eletto a capo muratore Chiappa Giuseppe del Giovanni dimorante ai Pilati di Scopolo; il quale venne proposto in modo speciale dallo stesso Perito, per la ragione che lo credeva capace, ed anche siccome della Parrocchia avrebbe, più che un qualsiasi altro forastiere, col massimo impegno e diligenza atteso al buon andamento dei lavori.
Al Parroco poi, D. Antonio Chiappa, nato ai Pilati di Scopolo, venne affidata la cura di maggior capo dell’opera che si stava imprendendo, dovendo per tal guisa essere come l’anima della stessa opera, perché era in lui, che dall’intera Parrocchia si aveva la più grande fiducia. Le tre persone prescelte, come si vede, cioè il Parroco, il Perito Geometra, ed il capo muratore, essendo tutti di Scopolo, se ne presagivano le più liete speranze della buona riuscita dell’Opera a cui si stava per dar principio.
Verso i primi del Maggio 1885 si fece venire da Borgotaro un certo Castagnoli Michele, piccapietre, per il lavoro esterno della facciata della nuova Chiesa. Si convenne col medesimo di lavorare le pietre necessarie per il zoccolo, per le colonne, per il cornicione ed angoli di detta facciata.
La pietra adatta agli accennati lavori si ebbe da una grossissima roccia, un dieci metri sopra la strada che da Scopolo mette a Bardi, distante dalla Chiesa un trecento metri circa. Erano un 30 più anni che la medesima per alcuni metri franando, senza però cangiar di faccia, si trovava nel luogo su riferito, quasi aspettando di essere messa in opera. Da essa adunque si ebbero tutte le pietre lavorate della facciata sino alla seconda cornice. Il restante fu preso al laghetto posto sopra i campi di Scopolo, vicino alla strada che va a Cereseto. Il Castagnoli impertanto con tre suoi figli, uno grande e gli altri sotto i quindici anni, col 4 Maggio cominciò a lavorare a giornata. Per spaccare e ridurre a pezzi adatti l’accennata roccia si spese solo in polvere più di 60 Lire. Finalmente venne la stagione favorevole per la demolizione della vecchia Chiesa. Era l’ultima Domenica di Maggio.
Si disse la Messa parrocchiale per tempo, e subito dopo essendo pronta al lavoro quasi l’intiera Parrocchia, si diede principio a scoperchiare il tetto della vecchia sino al Santuario, dovendosi il resto lasciare per allora ancora in piedi per le fonzioni parrocchiali. Venne anche demolita una parte della vecchia canonica, quella parte cioè che serviva al Parroco di cantina e cascina; posta a settentrione della vecchia Chiesa, ma in pessimo stato.
Ad eccezione della facciata, fu facile la demolizione dei muri della medesima, perché essendo di già screpolati senza gran fatica cedevano e si sfasciavano al primo urto: ma in facciata si ebbe a sudar molto, sembrava di granito. Era veramente un piacere il vedere l’intera popolazione di Scopolo, uomini e donne, grandi e piccoli, persino i vecchi, con che trasporto ed entusiasmo attendeva al lavoro.
Era appena demolito un pezzo di muro, che subito colla massima prestezza erano i rottami trasportati al luogo designato. In questo frattempo trovandosi S.E.za R.dma Giovanni Battista a Morfasso Val Tolla per la Cresima, e saputo che quei di Scopolo di già stavano atterrando la vecchia Chiesa per dar principio alla costruzione della nuova, esternò al Parroco di Pedina D. Giuseppe Chiappa, nativo di Scopolo, il desiderio di fare la funzione della banedizione delle fondamenta e del collocamento della prima pietra. Detto Parroco, adunque, nel seguente giorno, mandò espressamente a Scopolo uno a dare avviso ai Scopolesi di siffatta volontà di S. Ecc.za Rev.ma.
L’intiera Parrocchia pertanto appena vennegli notificato sifatto desiderio del Vescovo, con segni di gioja l’accettò, e con maggiore lena si diede al lavoro, anche nei giorni feriali, tralasciando i lavori delle proprie campagne anche urgenti; colla speranza che nel giorno dell’arrivo del Vescovo tutto sarebbe pronto per la fonzione che aveva promesso di fare. I1 Vescovo giunse a Scopolo il giorno 10 Giugno circa le ore 11 antemeridiane; e presente la popolazione fece un breve discorso, animandoli con calde esortazioni all’opera che si stava per dar principio, e diferì al giorno 27 dello stesso mese, vigilia di S. Pietro, la fonzione della benedizione delle fondamenta; per la ragione che non stava esso bene in salute, e specialmente perché non si erano potute scavare le nuova fondamente.
Solo vennero scavati un circa 3 metri in facciata, inn’awanti un metro e più nel vecchio sagrato, ma una tal opera fu giudicata insufficiente per la fonzione suddetta, essendo necessario che almeno per metà, e più, fossero pronti, il che non fu possibile per allora, e che sarebbe stato facile per la secunda accennata venuta. Fu in questo frattempo che al Perito Mazzocchi vennegli la felice idea di trasportare indietro sull’orto del Parroco, ed in parte sul prato del romito, verso il rio, la pianta della nuova Chiesa.
Non si trattava di un nuovo progetto o tipo, ma era sempre il medesimo, siccome assicurava lo stesso Perito; ma solo di trasportare la nuova pianta in dietro, perché a tal fine anni prima era stato comperato da un certo Chiappa Lazzaro (Drià) detto prato; e così si avrebbe avuto un ampio sagrato per la nuova Chiesa, mentre meschino si sarebbe avuto stando nella primiera pianta.
Un tal progetto non solo piacque al Consiglio dell’Opera P.le, ma ben anche all’intiera popolazione; venne quindi abbandonato il primo, e fu eseguito il secondo. Ma con questo si veniva raddopiando il lavoro; dapoiché se col primo impianto si sarebbe conservato il vecchio coro, e la parte migliore della canonica colla sagrestia, col secondo tutto si distruggeva meno il campanile e quella parte di canonica che di presente serve ad uso cucina al Parroco. Vennero impertanto tracciate dal Perito Mazzocchi le nuova fondamenta: di maniera che il tondo…”.
Si interrompe purtroppo così il manoscritto di Don Antonio Chiappa, manoscritto che, se completato, ci avrebbe sicuramente riportata una descrizione precisa e completa della costruzione della chiesa.
Un altro dato riguardante la costruzione lo troviamo in una delibera del Consiglio dell’Opera Parrocchiale datata 2 maggio 1886: “…essendo mancato ai vivi il perito Mazzocchi Andrea, il quale si era offerto gratuitamente per il tipo non solo della nuova chiesa ma eziandio per l’esecuzione del medesimo … eseguito nell’anno scorso, si delibera sul da farsi intorno al proseguimento dei lavori della medesima.
Il consiglio udita la proposta, dopo maturo esame, unanime delibera che i lavori muratorii ancora da eseguirsi siano dati ad impresa a persona abile e garante sia nell’esecuzione del tipo diggià tracciato come nella solidità e bellezza del lavoro. Impertanto il contratto viene conchiuso col Chiappa Giuseppe ed Andrea fratelli abitanti ai Pilati di Scopolo – il primo già prescelto a capo mastro sino l’anno scorso dal fu perito Mazzocchi Andrea – al prezzo di lire quattro milla e cinquecento / 4500. Per cui i detti fratelli si obbligano di eseguire tutta la parte muraria della nuova Chiesa ancora da farsi, escluso il lavoro da piccapietre della facciata e l’intonaco dei muri…”.
Un po’ di Storia
Antica parrocchia della Diocesi piacentina, Scopolo, che nei documenti più antichi è denominato Scòparo, faceva parte di un’ampia giurisdizione che comprendeva anche Cereseto e Credarola, giurisdizione concessa da Carlo III con diploma imperiale dell’881 al Monastero di S. Ambrogio di Milano.
Scopolo fu poi possesso del potente Monastero benedettino di S. Sisto in Piacenza, come ci ricorda il Campi nella sua HISTORIA ECCLESIASTICA.
Attorno al 1140 fu poi il Comune di Piacenza a vantare diritti su almeno metà del paese: lo rileviamo dal REGISTRUM PARVUM del Comune stesso e da queste note che il Capacchi riporta nei suoi CASTELLI PARMIGIANI: “Era corte e curia con un forte castello ed antichissima chiesa”.
Il Comune di Piacenza vantava diritti su una metà della corte e del fortilizio, ma cedette queste sue ragioni nel 1140 a Gherardo da Cornazzano nel quadro di una complessa convenzione. a patto che questi distruggesse la rocca di Pietragemella.
Nel 1216 il castello veniva comprato da Alberico Landi, che lo ebbe da Guglielmo Pallavicino. Della rocca non restano tracce”. Si parla inoltre diffusamente di Scopolo anche nei resoconti delle visite pastorali dei Vescovi di Piacenza a cominciare dal Card. Burali il 13 agosto 1576. Secondo gli studi fatti da Al. Wolf, anticamente dipendeva come Pieve da Pione, mentre all’inizio del Seicento si trovava compreso nel grande Vicariato foraneo di Bardi come “rettoria di Scopri” (277 anime); in seguito, per decreto vescovile del 15 marzo 1957, entrò a far parte del Vicariato di Bedonia (che cedette a Bardi Santa Giustina V. Lecca).
Con l’inizio del sec. XXI, Scopolo è una delle 32 parrocchie che compongono l’Unità Pastorale Alta Valtaro -Val Ceno.
Altre notizie ci vengono dal Pongini, il quale, nelle NOTIZIE STORICHE CIRCA BARDI E DINTORNI del 1873, scrive che nel 1138 l’Abate Gandolfo investì Giannone Landi del feudo di Scopolo, per cui i Landi avrebbero preceduto i Cornazzano nella Signoria, l’avrebbero poi perduta ed in seguito l’avrebbero ripresa, quando dal 1200 al 1600 si trovarono in possesso di tutta la giurisdizione delle Vallate del Taro e del Ceno; il Pongini riporta inoltre un atto in cui si attesta che nel 1506 su Scopolo aveva ancora giurisdizione l’Abate di S. Sisto in Piacenza (questi infatti il 28 novembre di quell’anno provvedeva alla nomina di un unico rettore per le Chiese di S. Cristoforo di Cereseto, di S. Giorgio di Credarola, di S. Giustina di Scopolo e di S. Ambrogio di Sidolo).
Nel 1600 Scopolo fece parte dei territori della famiglia Doria Pamphili; nel 1682 passò a quella dei Farnese; nel 1749 sotto i Borboni ed infine, nel 1860, al Regno d’Italia.
Prima di ricordare l’avvio per la costruzione della nuova chiesa (venendo così a vicende più vicine nel tempo e ancora vive nella tradizione), vale la pena accennare alla contesa sorta tra gli abitanti di Scopolo e quelli di Ponteceno (allora appartenenti alla stessa parrocchia) in merito al collocamento delle campane sul campanile ed il relativo contributo di spese una volta controllato il deposito di cassa, pure questo divenuto motivo di diatriba.
La relazione del “sindaco delegato” P. Pagani al “Conte Commissario” termina così: “Ora non mi resta a dire a V. S. Ill.ma che ho già scritto alla forza armata perché la sera del 29 cadente (scriveva il 27 agosto 1840) si rechi a Scopolo, non ignaro che sono state invitate due pive (?), perché impedisca assolutamente i balli sì alla sera che nel giorno della solennità della Madonna per timore di un qualche ammutinamento…”.
La nuova Chiesa
Era auspicata da tutti una nuova chiesa più solida ed ampia, essendo l’antica ristretta, “mancante di solidità e deforme”.
Il nuovo parroco, don Antonio Chiappa, scopolese, succeduto a don Giuseppe Rossi parroco da quasi mezzo secolo, veniva eletto il 29 agosto 1883.
Il 14 gennaio 1885 era redatto l’atto di delibera con cui il Consiglio Parrocchiale decideva di procedere all’abbattimento della vecchia chiesa per erigervi la nuova.
La prima pietra fu benedetta da Mons. Scalabrini, che consacrerà la nuova chiesa il 13 giugno 1894. Tanta fatica e tanto vanto degli Scopolesi e di quanti vi contribuirono, dopo una quindicina di anni corsero grave rischio di essere travolti da immane frana, che ingoiava piante e pietre al punto da far decidere dall’autorità pubblica lo sgombro di tutto il paese.
Agli sventurati Scopolesi non rimase che raccogliere quanto potevano, compresi gli infissi e persino il pavimento della chiesa ed alloggiare in altri luoghi presso parenti ed amici. All’anziano parroco costernato dal dolore non rimaneva che indire pubblica processione con il SS.mo fino al luogo della frana e benedire varie volte e in più punti…; la frana si fermò, ma lui non vide il “miracolo”, perché morì affranto poco dopo.
Anche oggi, occasioni attese e motivo di incontro sono la festa titolare di Santa Giustina, il 26 settembre, e la festa della Madonna della Cintura, la prima domenica dopo la festa di S. Agostino (28 agosto).
Dal 1987, primo centenario del completamento della nuova chiesa, si svolge tra la ricorrenza di S. Fermo e dell’Assunta la “festa d’estate” che raccoglie al centro del paese un grande numero di partecipanti; nella domenica dopo viene celebrata la festa mariana delle frazioni (La Costa, Galli, Pilati e Franchi).
C’è motivo da ritenere che anche gli attuali Scopolesi, radicati alla ricca tradizione dei padri, traggano da essa energia e coraggio, perché la loro comunità, pur ridotta di numero, continui ad essere viva come lo dimostrano le varie manifestazioni.