Nato inizialmente come gabinetto di scienze, all’epoca del Vescovo Scalabrini (1839-1905), e diventato Museo nel 1939 quando Mons. Silvio Ferrari dedicò una sala ai reperti trovati sul territorio, il Museo ha avuto sempre finalità didattiche; gli obiettivi educativi sono mantenuti nel nuovo allestimento, il cui progetto è stato pensato soprattutto per le scuole.
Il Museo si struttura in due sezioni; la prima, con un percorso a ritroso sull’evoluzione della specie, in un’esposizione tassonomica: dall’Homo Sapiens, attraverso mammiferi, uccelli, rettili, anfibi, fino ai primi invertebrati (parete a destra), cui si contrappongono minerali e conchiglie nelle vetrine retroilluminate della parete opposta.
La seconda sezione è dedicata agli ambienti naturali dell’Alta Val Taro.
Il percorso alterna vetrine con plastici e reperti naturalistici a suggestivi diorami raffiguranti scorci della vallata, in diverse stagioni e ore del giorno.
Nella parete opposta, cinque vetrine offrono al visitatore una riflessione su alcuni fenomeni ambientali che interessano le vallate.